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Preghiamo insieme
31.10.2020 22:38Suona allarme della coscienza
12.10.2020 22:14ABBANDONARE IL MALE
28.09.2020 15:44SMETTI DI ODIARE
21.09.2020 22:10Grazie
11.07.2020 16:42Ombre del superbo
04.07.2020 22:42Essere un gigante
26.06.2020 22:24Sei un cristiano ???
21.06.2020 22:51Chiedi a Gesù la docilità...
21.06.2020 22:47Blog
Oggi per questa casa è venuta la salvezza
05.10.2016 15:01LA CONVERSIONE NELLA GIOIA ; LUCA 19, 1-10
Zaccheo, piccolo di statura, uomo ricco, capo dei pubblicani, accoglie il regno di Dio come un bambino. Umiliandosi e pentendosi del suo passato trova la salvezza che viene da Dio in Gesù Cristo, buon samaritano, che ci è venuto incontro a cercare e a salvare.
Zaccheo cercava di vedere chi è Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perchè era piccolo di stattura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perchè Gesù doveva passare di là. Passa Gesù e Zaccheo scende in fretta e lo accoglie nella sua casa. La folla che stava attorno a Gesù mormora; Gesù ci tradisce . Invece di stare dalla parte degli sfruttati, passa anche lui dalla parte degli sfruttatori. Ma sta capitando il contrario, non Gesù passa dalla parte di Zaccheo, ma Zaccheo passa dalla parte di Gesù. Gesù è misericordioso, ma non accomodante. Chiama alla festa della conversione, del ritorno alla casa del Padre. Un grande miracolo è passato per la cruna dell'ago, il ricco si è convertito, perchè * nulla è imposibile a Dio *.
Zaccheo decise un cambiamento radicale, a cominciare dal suo rapporto con il denaro, con i poveri, con coloro che danneggiato. Zaccheo dà ai poveri la metà dei propri beni, e a chi ha derubato restituisce quattro volte . Il dono di zaccheo dimostra che la carità è qualcosa di più nella giustizia. Dà metà dei suoi beni ai poveri; a chi ne ha bisogno.
La conversione implica una verità concreta della propria vita, manifestando la propria novità in una solidarietà effettiva verso i poveri.
Dio rende giusto chi lo cerca nella verità
04.10.2016 22:13Due modi di dialogare con Dio; Luca 18 , 9-14
Due uomini salirono al tempio a pregare; uno era fariseo e l'altro pubblicano. Non poteva esserci un contrasto maggiore. nell'opinione della gente di quel tempo, un pubblicano non valeva nulla e non poteva rivolgersi a dio, poichè era una persona impura, in quanto pubblicano, mentre il fariseo era una persona onorata e molto religiosa.
Il fariseo prega in piedi e ringrazia Dio per non essere come gli altri; ladri, disonesti, adulteri. La sua preghiera non è altro che un elogio di se stesso e delle cose che ne fa; digiuna e paga le decime. E' un esaltazione delle sue buone qualità e una parola di disprezzo per gli altri, soprattutto del pubblicano che si trova insieme a lui nello stesso posto. Non si sente fartello.
Il pubblicano non osa alzare lo sguardo, si batte il petto e dice solo; * O Dio , abbi pietà di me peccatore ! * Si mette al suo posto dinnanzi a Dio.
La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie a Dio, ma solo per l'apparenza. In realtà è un pretesto per lodare se stesso e non Dio, compiacersi di sè per la mancanza di ogni peccato e per il merito delle buone opere, in forza delle quali si ritiene giustificato ed * esige * da Dio la ricompenza. La preghiera del fariseo non è preghiera, anzi è l'oppsto.
Il pubblicano invece è nella verità; è consapevole della sua colpa e di non avere meriti davanti a Dio. Chiede grazia. La sua è vera preghiera.
Dietro di questi due personaggi si può scorgere l'opposizione tra due tipi di giustizia ; quella dell'uomo che ritiene di poterla realizzare col compimento perfetto della legge e quella che Dio concede al peccatore che si riconosce tale e che si converte.
La vera preghiera
03.10.2016 15:39Pregare senza stancarsi; Luca 18,1-8
Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. Quì Gesù ci mostra due personaggi della vita reale; un giudice senza riguardi verso Dio e verso il prossimo, e una vedova che non desiste dal lottare per i suoi diritti presso il giudice. Il semplice fatto che Gesù ci mostra questi due personaggi rivela che conosce la società del suo tempo. La parabola non solo presenta la povera gente che lotta nel tribunale per veder riconosciuti i suoi diritti, ma lascia anche intravedere il contrasto violento tra i gruppi sociali. da un lato, un giudice insensibile, senza religione. da un altro, la vedova che sa a quale porta bussare per ottenere ciò che le è dovuto.
per molto tempo, chiedendo la stessa cosa ogni giorno, la vedova non ottiene nulla dal giudice insensibile. Infine il giudice , malgrado non temesse Dio e non si curasse di nessuno, decide di prestare attenzione alla vedova e farle giustizia. Il motivo è ; liberarsi da questa continua seccatura. Motivo ben interessato ! però la vedova ottiene ciò che vuole ! E' questo un fatto della vita di ogni giorno, di cui Gesù si serve per insegnare a pregare.
Gesù applica la parabola; Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui ? Li farà forse aspettare ? Ed aggiunge che Dio farà giustizia tra breve. Se non fosse Gesù a parlarci, non avremmo il coraggio di paragonare dio a un giudice nel suo atteggiamento morale. Ciò che importa nel paragone è l'atteggiamento della vedova che, grazie alla sua insistenza, ottiene ciò che vuole.
La riconoscenza
03.10.2016 14:57ABBI PIETA' DI NOI ; LUCA 17,11-19
Gesù Maestro abbi pietà di noi; E' bellissimo questa esclamazione dei lebbrosi, questa preghiera. Innanzi tutto chiamano il Signore per nome, come si fa con gli amici. sembra che si conoscano da tempo, che sappiano gli uni dell'altro, che si siano già incontarti a livello del cuore. Questi lebbrosi sono già stati ammessi al banchetto dell'intimità con Gesù, alla festa di nozze della salvezza.
Poi lo chiamano * Maestro * con un termine che significa più propriamente * colui che sta in alto * . Il mistero della lebbra si è svelato, come una malattia dell'anima, il peccato che rende l'anima lontana da Dio, una mancanza di amicizia e di comunione con Dio , e di conseguenza fa morire.
Tornò indietro;
Non è un semplice movimento fisico, un cambiamento di direzione e di marcia, ma piuttosto un vero e proprio rivolgimento interiore, profondo. Il lebbroso che tornò indietro, cambia la sua malattia in benedizione, la sua estranietà e lontananza da Dio in amicizia, in rapporto di intimità, come tra padre e figlio. Cambia perchè si lascia cambiare da Gesù stesso, si lascia raggiungere dal suo amore.
Ringraziamento;
Finalmente il lebbroso, può stare vicino a Gesù, per ringraziarlo, lodarlo. Finalmente può pregare insieme agli altri, non deve più coprirsi la bocca, ma può sorridere e parlare apertamente, in piena fiducia. E' guarito.
Alzati e và !!!
E' l'invito di Gesù; Alzati, cioè; Risorgi ! E' la vita nuova dopo la morte, la tua fede ti ha salvato.
La fede e il servizio
01.10.2016 13:38Accresci in noi la fede ; Lc 17,5-10
I discepoli si rendono conto che non è facile avere gli atteggiamenti che Gesù ha appena richiesto da loro; attenzione verso i più piccoli e riconciliazione verso i fratelli e le sorelle più deboli della comunità. Non soltanto fede in Dio, ma anche nella possibilità di recuperare del fratello e della sorella. Per questo vanno da Gesù e gli chiedono * Accresci in noi la fede *
Vivere con una fede grande come un granello di senape.
Gesù risponde; * Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso; Sradicati e vai a piantarti nel mare ! * Questa affermazione di Gesù suscita due domande; Forse egli vuole insinuare che gli apostoli non hanno una fede grande neanche come un granello di senape? Il paragone usato da Gesù è forte ed insinuante. Un granello di senape è molto piccolo, proprio come sono piccoli i discepoli. Ma per mezzo della fede, essi possono divenatre forti, più forti della montagna o del mare ! Se Gesù parlasse oggi direbbe; Se aveste la fede grande come un atomo, voi fareste esplodere questa montgna. Cioè, malgrado la difficoltà che comporta, la riconciliazione tra fratelli e sorelle è possibile, poichè la fede riesce a realizzare ciò che sembrerebbe impossibile. Senza l'asse centrale della fede, la relazione rotta non si ricompone e la comunità che Gesù desidera non si realizza.
La nostra fede deve portarci al punto di essere capaci di smuovere da dentro di noi la montagna di preconcetti e lanciarla in mare. ma Gesù, con questa affermazione, si è voluto riferire alla fede in Dio o alla fede nella possibilità di recupero dei fratelli e delle sorelle più deboli ? Prevalentemente i riferimenti sono a tutte e due. Poi, cosi come l'amore di Dio si concretizza nell'amore verso il prossimo, cosi anche la fede in Dio deve concretizzarsi nella fede verso i fratelli, nella riconciliazione e nel perdono fino a settanta volte sette.
La fede è il controllo remoto del potere di Dio che agisce e si rivela nel rapporto umano rinnovato, vissuto in comunità.
Il povero Lazzaro e un ricco senza nome
05.09.2016 15:13LUCA 16, 19-31
Ogni volta che Gesù ha una cosa importante da comunicare, racconta una parabola, crea una storia che rispecchia la realtà della gente. Così, mediante la riflessione sulla realtà visibile, porta coloro che lo ascoltano a scoprire gli appelli invisibili di Dio, presente nella vita. In questa parabola; * Lazzaro e il ricco * ; Il ricco senza nome rappresenta l'ideologia dominante del governo dell'epoca e dell'oggi. Lazzaro rappresenta il grido straziante dei poveri al tempo di Gesù, e di tutti i tempi.
Il povero senza risorse, senza diritti, coperto di ulcere, impuro, senza nessuno che lo accoglie, se non i cagnolini che lambiscono le sue piaghe. Da parte del ricco non c'è accoglienza, nè pietà per il problema del povero che si trova davanti alla sua porta. Ciò che separa tra i due è solamente la porta. il povero ha un nome; Lazzaro, che significa Dio aiuta. Attraverso il povero Dio aiuta il ricco e il ricco senza nome potrà avere il suo nome scritto nel libro della vita, ma il ricco non accetta di essere aiutato dal povero, perchè continua a tenere la porta chiusa.
Il ricco che ha tutto e si rinchiude in se stesso, perde dio, perde la ricchezza , perde la vita, perde se stesso, perde il nome , perde tutto. Il povero che non ha nulla , gode Dio, guadagna la vita, ha un nome, guadagna tutto. Il povero è Lazzaro, è * Dio aiuta * .
Dio viene fino a noi nella persona del povero, seduto alla nostra porta, per aiutarci a superare l'abisso insuperabile creato dai ricchi senza cuore. Lazzaro è anche Gesù, il Messia povero e servo, che non fu accettato, ma la cui morte cambiò radicalmente tutte le cose. E alla luce della mortedel povero, tutto cambia.
Il luogo del tormento è la situazione della persona senza Dio. Anche se il ricco pensa di avere religione e fede, non sa stare con Dio perchè non apre la porta al povero.
Non potete servire Dio e la ricchezza
03.09.2016 22:42LUCA ; 16,1- 13
Gesù prende lo spunto da un fatto di cronaca per sottolineare l'abilità di un amministratore disonesto, che ha saputo garantirsi il futuro. Esorta quindi i cristiani, che sanno di vivere in una situazione precaria in questo mondo, a garantirsi un futuro di salvezza nella fedeltà a Dio, attraverso il servizio reso ai più piccoli tra i suoi figli.
chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; Nella idolatria della ricchezza l'uomo perde la libertà, facendosi schiavo delle cose che adora, riconoscendo in quelle il fine della propria volontà. Gesù parla della ricchezza come di un padrone, a cui si decide di sottostare, quella decisione esclude ogni altra possibilità. O si serve Dio o si serve mammona; viene il momeno della decisione e allora occorre decidere. Nel farsi * servi * di Cristo, che vuol dire imitarlo e accettare la sua signoria nella propria vita, ecco che le cose acquistano il loro vero valore. Non è immaginabile poter fare a meno del denaro, e non è questo che Dio domanda all'uomo nel mondo di oggi. Piuttosto l'invito della parola a vivere nella fedeltà a Dio pur trattenendo le cose e dovendole necessariamente maneggiare. nell'uso dei beni materiali è possibile trovare un'apertura ai fratelli, canali di solidarietà verso i più deboli.
Non potete servire Dio e la ricchezza; Il denaro può diventare uno strumento di comunione tra le persone, anzichè creare fra loro discriminazioni. L'essere fedele nel poco per saperlo essere nel molto vuol dire farsi saggi amministratori delle cose di questo mondo per saper godere di quanto acquisito sul piano spirituale. Nell'amministrazione * pura * dei beni creati si rende lode a Dio.
Figlio prodigo
02.09.2016 08:48Ho peccato contro di te;
La parabola inizia con un giovane che chiede al padre di dargli l'eredità perchè se ne vuole andare da casa ( Lc 15 , 12 ). Uscire dalla casa del padre esige che la persona abbia l'unica cosa che il mondo accetta di buon grado; denaro. Senza denaro il giovane non riuscirà ad affrontare il mondo. Ma il giovane non aveva la maturità ( Lc 15, 13 ). A peggiorare le cose, dopo aver terminato il denaro che aveva, egli attraversa difficoltà economiche, che nella Bibbia sono definite sempre con la parola * fame * . Nel mondo bibblico esiste la carestia solo se la struttura economica entra in collasso. Così il giovane comincia a trovarsi nel bisogno ( Lc 15,14 ).
Affrontare le difficoltà genera maturità. Il giovane percepisce che ha bisogno di denaro per sopravvivere in questo mondo. E così, per la prima volta nella sua vita, va in cerca di un impiego. Entra quindi nella casa del padrone che lo manda ad occuparsi dei porci. Ma la fame è molta, il salario non è sufficiente, e lui cerca di saziare la fame mangiando ciò che è dato ai porci. E nel frattempo, nella casa del padrone le cose non sono così semplici, il mangiare dei porci è per i porci. L'impiegato deve mangiare del salario che guadagna servendo. Così come la fame preoccupa l'impiegato, la preoccupazione del padrone è quella di ingrassare i porci. Il giovane scopre che nella casa del padrone il cibo gli è negato; non si condivide nella casa del padrone, nemmeno il cibo dei porci. Ognuno per sè.
A partire dall'esperienza vissuta nella casa del padre, il giovane comincia a paragonare la sua situazione attuale con la situazione che si vive nella casa di suo padre. Nella casa del padre gli impiegati non hanno fame perchè lì il pane è condiviso fra tutti i lavoratori. nella casa del padre nessuno rimane senza mangiare, nemmeno gli impiegati ! Il giovane decide allora di ritornare a casa del padre. Adesso, ha la sufficiente maturità per riconoscere che non può essere considerato come figlio, e quindi chiede al padre un impiego. Nella casa del padre gli impiegati non hanno fame perchè il pane è condiviso.
Ci sono persone che pensano che il figlio ritorna perchèha fame. Il suo ritorno sarebbe un opportunismo. Non si tratta di questo, bensì della scelta per un determinato modello di casa. Nella casa del padrone, non si condivide nulla, nemmeno le carrube dei porci. nella casa del padre, nessuno ha fame perchè la missione della casa del padre è quella di * ricolmare di beni gli affamati. E' la condivisione che impedisce che ci sia fame nella casa del padrone. Ma il giovane scopre ciò solo perchè nella casa del padrone ha fame. Paragonando i due modelli di casa, il giovane opera la sua scelta; preferisce essere impiegato nella casa del padre, luogo di condivisione , luogo in cui nessuno ha fame, tutti si saziano. Cosi ritorna a casa dal padre chiedendo un impiego ( Lc 15, 17-20 ).
In questa parabola ; Luca dà un avviso alle comunità critiane che si stanno organizzando nel sistema economico determinato dall'Impero romano. Questo sistema è simbolizzato nella parabola dalla casa del padrone, dove i porci ricevono più attenzione che gli impiegati, ossia, l'investimento vale più del lavoro. Nella casa del padre, ossia , nella casa dei cristiani, non può dominare questo sistema. I cristiani devono centralizzare la loro vita nella condivisione dei beni. Condividere i beni vuol dire rompere con la casa del padrone.
Luca vuole ricordarci che ciò che caratterizza il regno è la mensa comune nella casa del Padre, dove c'è posto per tutti e dove il pane è condiviso fra tutti. Vivere nella casa del Padre vuol dire condividere tutto alla mensa comune della comunità. Nessuno può essere escluso da questa mensa. Tutti siamo chiamati a condividere . Come ricordiamo continuamente nelle nostre celebrazioni; non c'è nessuno cosi povero che non può condividere nulla. E non c'è nessun ricco che non abbia nulla da ricevere . La mensa comune si costruisce con la condivisione di tutti. E cosi la festa nella casa del Padre sarà eterna.
Lasci tutto ... e porti la tua croce !!!!!
01.09.2016 22:13LUCA 14,25-33;
Il cuore dell'uomo è una rete di vincoli. Legami di tenerezza e di gratitudine, legami di amore e di dipendenza, legami a non finire con tutto ciò che tocca il sentimento.
Gesù parla di legami di consanguineità; padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle, e di legami con la propria vita che nella mentalità semita è simboleggiata dal sangue. Ma il cuore deve essere libero da questi legami per poter andare a lui e creare un vincolo nuovo che dà vita perchè lascia alla persona la libertà di essere quello che è.
Ogni discepolo ha un solo compito; quello di apprendere, non di dipendere. Il legami del sangue creano dipendenza; quanti ricatti affettivi impediscono agli uomini di costruire la torre della loro esistenza. Quante volte quelle parole; Se mi vuoi bene, fà cosi! oppure; Se mi ami, non farlo.. La stessa vita ti può imprigionare quando ti lega a ciò che non va fisiologicamente oppure a ciò che pensi per i condizionatamenti di una storia travagliata o a ciò che scegli disordinatamente per una volontà resa debole dai mille reticolati di vicende-ricatto.
La croce non lega, strenge perchè tutto ciò che porti in te sia effuso, sangue e acqua, fino all'ultima goccia; tutta la tua vita come dono che non attende contraccambio. Appartenere più che possedere; il segreto dell'amore gratuito del Maestro e del discepolo. Chi segue Gesù non è un discepolo qualsiasi che impara una dottrina, diventa il discepolo amato, capace di narrare le mirabilia Dei quando il fuoco dello Spirito farà di lui una fiamma sul candelabro del mondo.
PUNTI PER LA RIFLESSIONE ;
- Se uno viene a me e non mi ama più.... non può essere mio discepolo; Siamo convinti che sia necessario arrivare a separarci da tutto ciò che lega il cuore; affeti ricevuti e donati, la vita stessa, per seguire Gesù ??
- Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo; Porto in me la logica della croce, vale a dire la logica dell'amore gratuito ??
- I mezzi per portare a compimento; la capcità di pensare informa la mia vita di fede oppure questa si riduce a un impulso interiore che si dilegua di fronte al tempo che scorre sulle vicende quotidiane ??
- Per evitare che tutti coloro che vedono comincino a deriderlo; vale anche per me il compenso di chi inizia a seguire il Signore e poi non ha i mezzi umani, cioè la derisione dell'incapacità ??
- Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo; sono convinto che la chiave della sequela sia la povertà del non possedere, ma la beatitudine dell'appartenenza ??