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21.06.2020 22:47Blog
LA TRASFIGURAZIONE DI GESU'
05.08.2015 16:58LA PASSIONE CHE CONDUCE ALLA GLORIA ( Mt 9,2-10 )
La trasfigurazione avviene dopo il primo annuncio della morte di Gesù, e quest'annuncio della passione sommerse i discepoli in una profonda crisi. Loro si trovavano in mezzo ai poveri, ma nella loro testa c'era confusione, persi com'erano nella propaganda del governo e nella religione ufficiale dell'epoca. La religione ufficiale insegnava che il Messia sarebbe stato glorioso e vittorioso! Ed è per questo che Pietro reagisce con molta forza contro la croce. Un condannato alla morte di croce non poteva essere il Messia, anzi, secondo la legge di Dio doveva essere considerato come un maledetto da Dio. Dinanzi a ciò, l'esperienza della trasfigurazione di Gesù poteva aiutare i discepoli a superare il trauma della croce. Infatti, nella trasfigurazione, Gesù appare nella gloria, e parla con Mosè e con Elia della sua Passione e Morte. Il cammino della gloria passa quindi per la croce.
Negli anni 70, quando Marco scrive il suo vangelo, la croce costituiva un grande impedimento per l'accettazione di Gesù come Messia da parte dei giudei. Come poteva essere che un crocifisso, morto come un emarginato, potesse essere il grande Messia atteso da secoli dal popolo ?? La croce è uno scandalo. Marco si serve dei testi dell'Antico Testamento per descrivere la scena della trasfigurazione. Illumina i fatti della vita di Gesù e mostra che Gesù vede realizzarsi le profezie e che la croce è il cammino che conduce alla Gloria.
GESU' CAMBIA ASPETTO
Gesù va su un monte alto. Luca aggiunge che vi si reca per pregare, in cima della montagna. Gesù appare nella gloria davanti a Pietro, Giovanni e Giacomo. Insieme a lui appaiono anche Mosè ed Elia. Il monte alto evoca il monte Sinai, dove, nei passato, Dio aveva manifestato al popolo la sua volontà, consegnando la legge a Mosè. Le vesti bianche di Gesù evocano Mosè avvolto nella luce quando parla con Dio sulla montagna e riceve da Dio la legge. Elia e Mosè, le due più grandi autorità dell'Antico Testamento, parlano con Gesù. Mosè rapresenta la legge, Elia la profezia.
A PIETRO PIACE L'ACCADUTO, MA NON CAPISCE
A Pietro piace quanto è avvenuto e vuole assicurare il momento piacevole sulla montagna. Propone di costruire tre tende. Marco dice che Pietro aveva paura, senza sapere ciò che stava dicendo. Loro sono come noi, per loro è difficile capire la croce!
LA VOCE DEL CIELO CHIARISCE I FATTI
Appena Gesù è avvolto nella gloria, una voce dal cielo dice; Questi è il mio Figlio, l'amato; ascoltatelo!!. L'espressione Figlio amato evoca la figura del Messia servo, annunciato dal profeta Isaìa. L'espressione * ascoltatelo * evoca la profezia che prometteva l'arrivo di un nuovo profezie dell'Antico Testamento. I discepoli non potevano dubitarlo. Gesù è veramente il Messia glorioso, ma il cammino della gloria passa per la croce, secondo l'annuncio dato nella profezia del servo. La gloria della trasfigurazione ne è la prova. Mosè ed Elia lo confermano. Il Padre ne è il garante.
SOLO GESU' E NESSUN ALTRO
Marco dice che, dopo la visione, i discepoli vedono solo Gesù e nessun altro. L'insistenza nell'affermare che vedono solo Gesù suggerisce che d'ora in poi Gesù è l'unica rivelazione di Dio per noi. Per noi cristiani, Gesù, e solamente lui, è la chiave per capire tutto il senso dell'Antico Testamento
STARE IN SILENZIO
Gesù chiede ai suoi discepoli di non dire niente a nessuno fino a che fosse risuscitato dai morti, ma i discepoli non lo capiscono. Infatti, non capisce il significato della croce chi non unisce la sofferenza alla risurrezione. La risurrezione di Gesù è la prova che la vita è più forte della morte.
IL RITORNO DEL PROFETA ELIA
I discepoli chiedevano; perchè gli scribi dicono che prima deve venire Elia ?? Gesù dice; Io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui. Gesù sta parlando di Giovanni Battista, assassinato da Erode.
LA GENTE CERCA GESU' , PER IL PANE
31.07.2015 21:54IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHE VIENE A ME NON AVRA' PIU' FAME ( Giovanni 6,24-35 )
Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente segue Gesù. Avevano visto il miracolo, si erano saziati e volevano di più. Non si preoccupavano di cercare il segno o la chiamata di Dio che c'era in tutto questo. Quando incontro la gente nella sinagoga di Cafarnao, Gesù ebbe con loro una lunga conversazione, chiamata il Discorso del Pane di Vita. Non è veramente un discorso, ma si tratta di un insieme di sette brevi dialoghi che spiegano il significato della moltiplicazione dei pani, simbolo del nuovo Esodo e della Cena eucaristica.
La conversazione di Gesù con la gente, con i giudei e con i discepoli è un bel dialogo, ma esigente. Gesù cerca di aprire gli occhi della gente in modo che imparì a leggere gli eventi e scopra in essi la svolta che deve prendere nella vita. Perchè non basta andare dietro i segni miracolosi che moltiplicano il pane per il corpo. Non di solo pane vive l'uomo. La lotta per la vita senza una mistica non raggiunge la radic. Mentre conversa con Gesù, la gente rimane sempre più contrariata dalle sue parole. Ma Gesù non cede, nè cambia le esigenze. Il discorso sembra un imbuto. Nella misura in cui la conversazione va avanti, sempre meno gente rimane con Gesù. Alla fine rimangono i dodici, ma Gesù non può avere fiducia nemmeno in loro! Oggi avviene la stessa cosa. Quando il vangelo comincia ad esigere impegno, molta gente si allontana.
La gente cerca Gesù perchè vuole più pane. La gente va dietro Gesù. Vede che non è salito in barca con i discepoli e, per questo, non capisce come aveva fatto per giugere a Cafarnao. Non capì nemmeno il miracolo della moltiplicazione dei pani. La gente vede ciò che è accaduto, ma non riesce a capire tutto questo come un segno di qualcosa molto più profondo. Si ferma alla superficie; alla sazietà del cibo. Cerca pane e vita, però solamente per il corpo. Secondo la gente, Gesù fa ciò che Mosè aveva fatto nel passato; dare cibo a tutti nel deserto. Seguendo Gesù, loro volevano che il passato si ripetesse. Ma Gesù chiede alla gente di fare un passo avanti. Oltre a lavorare per il pane temporaneo, devono lavorare per l'alimento imperituro. Questo nuovo alimento sarà dato dal Figlio dell'uomo, indicato da Dio stesso. Lui porta la vita che dura per sempre. Lui apre per noi un nuovo orizonte sul senso della vita e su Dio.
La gente chiede; Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio ?? Gesù risponde che la grande opera che Dio ci chiede è di * credere all'inviato da Dio * , ossia credere in Gesù. Il discorso del pane di vita deve essere meditato ed esaminato. Esige tutta la vita per meditarlo ed approfondirlo e crederlo.
La gente chiede il segno; Quale segno fai tu perchè vediamo e possiamo crederti?? Questa domanda significa; loro non capirono la moltiplicazione dei pani come un segno da parte di Dio per legittimare Gesù dinanzi alla gente quale invitao di Dio. Loro continuano ad argomentare; in passato, i nostri padri mangiarono la manna che fu data loro da Mosè. Loro la chiamavano * pane del cielo *, ossia pane di Dio. Mosè continua ad essere il grande leader, in cui credere. Se Gesù vuole che la gente creda in lui, deve compiere un segno più grande di quello che compì Mosè. Quale opera compi ?? Gesù risponde che il pane dato da Mosè non era il vero pane del cielo. Venuto dall'alto, sì, ma non era il pane di Dio, poichè non garantisce la vita a nessunao. Tutti loro morirono nel deserto. Il pane vero dal cielo, è quello che vince la morte e dà vita. E' quello che scende dal cielo e dà vita al mondo. E' Gesù stesso. Gesù cerca di aiutare la gente a liberarsi dagli schemi del passato. Per lui, la fedeltà al passato, non significa rinchiudersi nelle cose antiche e non accettare il rinnovamento. Fedeltà al passato vuol dire accettare la novità che giunge come frutto del seme piantato nel passato.
Signore, dacci sempre questo pane !! Gesù risponde chiaramente; Io sono il pane della vita. Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù ed accettare il cammino che lui ci insegna, cioè; Mio cibo è fare la volontà di colui che mi mandato e compiere la sua opera. Questo è l'alimento vero che sostenta la persona, che cambia la vita e dà vita nuova.
MANGIARE E CONDIVIDERE IL PANE DELLA VITA
26.07.2015 10:43GESU' PRESSE I PANI E, DOPO AVER RESO GRAZIE, LI DIEDE .....
Gesù diede il pane spezzato ai discepoli perchè lo distribuissero, la folla infatti era davvero troppo grande perchè egli potesse fare tutto da solo. Giovanni vuole dunque concentrare tutta l'attenzione dei suoi lettori sulla persona di Gesù, vero e unico donatore del * pane del cielo *. La moltiplicazione avvienne solo dopo la divisione e la divisione del pane avvienne solo dopo che un * piccolo * mette arditamente a disposizione di tutti le sue risorse irrisorie. Quei poveri, piccoli pani si moltiplicano man mano che si dividono. Gesù moltiplica ciò che noi accettiamo, un pò alla cieca, di diviedere con Lui e con gli altri.
RIFLESSIONE ;
Il pane viene moltiplicato perchè qualcuno * molto piccolo * trova il coraggio di rinunciare ad aggrapparsi alle proprie sicurezze ( anche se sono infime,, ci sono un pò come le cipolle d'Egito ) per rischiare un fallimento o una brutta figura. Il ragazzetto del racconto evangelico si fida di Gesù, anche se questi non aveva promesso nulla, in questo frangente. noi cristiani faremmo la stessa cosa ??
Il ragazzo è una persona insignificante, i pani sono pochi e i pesci ancora meno. Passando dalle mani di Gesù, tutto diventa grande e bello. C'è una grande sproporzione fra ciò che noi siamo e ciò che Dio ci fa diventare, se ci mettiamo a sua disposizione. Nulla è impossibile a Dio; nè convertire i cuori più duri, nè trasformare il male in strumento del bene. Dio colma ogni sproporzione fra noi e lui. Ci credo davvero, fino in fondo, anche quando tutto lo contraddice ?
Il pane materiale che viene donato da Dio ci rimanda a quello che doremmo condividere con i troppi uomini e donne che, sulla stessa terrache noi abitiamo e di cui sciupiamo spensieratamente le risorse, lottano disperatamente per un tozzo di pane. Quando preghiamo * dacci il nostro pane quotidiano * rivolgiamo almeno un pensiero a coloro che di questo pane mancano e a come potremmo andare loro incontro ??
La fame fisica e il pane materiale ci rimandano anche alla * fame di Dio * e al banchetto escatologico. Sono realtà che spesso allontaniamo dal nostro pensiero che preferiamo pensare lontane e distanti da noi. Eppure, tenerle sempre presenti ci aiuterebbe a relativizzare tante realtà e altrettanti problemi che ci sembrano troppo più grandi di noi, a vivere più serenamente preoccupandoci solo di ciò che è davvero essenziale. Quando, durante la celebrazione eucaristica acclamiamo: nell'attesa della tua venuta, siamo davvero in attesa fervente del ritorno glorioso di Colui che ci ama e sin d'ora provede a noi ??
IL PANE DELLA VITA
25.07.2015 15:35CELEBRARE E VIVERE L'EUCARISTIA
Nel racconto dell'ultima cena, Giovanni non parla dell'istituzione dell'Eucaristia. Ne parla molto prima, nel cap; 6,48-58, successivamente al miracolo della moltiplicazione dei pani. La gente sfamata miracolosamente lo segue e Gesù pronuncia il famoso discorso * del pane di vita *, Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Questo è il pane disceso dal cielo, perchè chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro; Ma come può costui darci la sua carne da mangiare ?? Gesù disse; In verità, in verità vi dico; se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno, perchè la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così chi mangia di me vivrà per me.
Dai sinotici ( Matteo, Marco, Luca ) sappiamo che l'istituzione dell'Eucaristia avviene nell'ambito dell'iltima cena. Cristo anticiperà nella cena quello che avrebbe poi meritato sulla croce; e Giovanni ci dirà; Gesù, sapendo che dal Padre veniva e al Padre tornava, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, si alzò da tavola, prese un catino e si mise a lavare loro i piedi; dando loro prima di tutto uno stile nuovo; il comandamento nuovo; amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati.
E' chiaro che il comandamento nuovo non si realizza nè con le armi, nè con autoritarismi, nè con la paura, ma attraverso la forza dell'Eucaristia, dove noi diventiamo consanguinei con Cristo e tra di noi. La nostra carne è più che di fratelli; è la stessa carne di Cristo, per diventare un'unicocorpo con lui. Il sacerdote che celebra l'Eucaristia è chiamato ad essere guida e pastore vivendo da carità pastorale, conformandosi a Cristo, buon pastore, che dona la vita per le sue pecore. Il sacerdote che non vive questa dimensione diventa un * traditore * di Cristo.
Abbiamo un grande dono; Cristo che si fa pane, alimento per la vita degli uomini. Quanti * corpi * ha assunto Cristo ??Per opera dello Spirito Santo ha assunto un * corpo fisico * nel grembo di Maria; ma per prolungare la sua presenza in mezzo a noi ha assunto un corpo eucaristico per formare il corpo mistico, che siamo noi; lui è il capo e noi siamo le membra.
Possail Cristo farci gustare ogni giorno l'Eucaristia che celebriamo. Ci doni di capire che ogni volta che ci nutriamo di lui veramente ogni solitudine viene spezzata. Il riceverlo nella comunione eucaristica ci invii, consci di essere * in due *. Giorno dopo giorno; dalla festa alla vita.
VENITE IN DISPARTE E RIPOSATEVI UN PO'
18.07.2015 15:38Gesù ebbe compassione della folla ( Marco 6,30-34 )
La gente percepisce che Gesù era andato all'altra riva del lago e lo seguì. Quando Gesù, scendendo dalla barca, vide quella moltitudine, rinunciò al riposo e cominciò ad insegnare. Quì appare l'abbandono della gente. Gesù rimase commosso, perchè erano come pecore senza pastore. Quando Gesù si rende conto che la gente non ha pastore, comincia lui ad esserlo. Comincia ad insegnare. Guida la moltitudine nel deserto della vita, e la moltitudine poteva così cantare; Il Signore è il mio pastore non manco di nulla.
Gesù annuncia la Buona Novella alla moltitudine;
Gesù aiuta la gente servendo in molti modi; scaccia gli spiriti immondi, cura i malati e coloro che sono maltrattati, purifica coloro che sono esclusi a causa di impurità, accoglie gli emarginati e fraternizza con loro. Annuncia, chiama e convoca. Attrae, consola ed aiuta. E' una passione che si rivela. Passione per il Padre e per la gente povera ed abbandonata della sua terra. Lì dove trova gente che lo ascolta, parla e trasmette la Buona Novella. In qualsiasi luogo.
In Gesù, tutto è rivelazione che lo avvince dal di dentro. Lui stesso è la prova, il testimone vivente del regno. In lui appare ciò che avviene quando una persona lascia regnare Dio, lascia che Dio guidì la sua vita. Nel suo modo di agire e di vivere insieme agli altri, Gesù rivela ciò che Dio aveva in mente quando chiamava nel tempo di Abramo e di Mosè. Gesù trasformò la nostalgia in speranza. Improvvisamente la gente capì; Era questo ciò che Dio voleva per il suo popolo.
E fu questo l'inizio dell'annuncio della Buona Novella del Regno che si divulgava rapidamente nei villaggi della Galilea. In modo piccolo, come un seme, che poi crebbe fino a diventare albero grande, dove la gente poteva ripararsi. E la gente si incaricava di diffondere la notizia.
La gente di Galilea rimaneva impressionata dal modo di insegnare di Gesù. Un insegnamento nuovo. Dato con autorevolezza. Diverso da quello degli scribi. Ciò che Gesù faceva di più era insegnare. Più di quindici volte il vangelo di Marco dice che Gesù insegnava. Insegnare non vuol dire solo insegnare verità nuove così la gente le impara a memoria. Il contenuto che Gesù ha da dare non traspare solo nelle parole, ma nei gesti e nel modo in cui entra in rapporto con le persone. Il contenuto non è mai separato dalla persona che lo comunica. Gesù era una persna accogliente. Amava la gente. La bontà e l'amore che traspaiono dalle sue parole formavano parte del contenuto. Costituiscono il suo temperamento. Un contenuto buono senza bontà è come latte versato.
La * Buona Novella *che Gesù proclama viene da Dio e rivela qualcosa su Dio. In tutto ciò che Dio dice e fa, traspaiono i tratti del volto di Dio. Traspare Dio come Padre è la fonte.
Oggi abbondano maestri che vogliono sostituirsi a noi nel pensare e nello scegliere e non pochi li seguono ciecamente. Ma poi ci si ritrova sempre più smarriti e infelici.
Gesù, anche oggi preso da compassione di fronte a questa umanità smarrita e incredula, ci offre la sua Parola, che ci fa prendere coscienza del pericolo che corriamo. Dandoci le indicazioni necessarie per il cammino, ci libera dallo sfinimento di una ricerca di vita che trova solo la morte; perchè la nostra vita non sia inutile vagare senza meta, ma cammina verso la pienezza di Vita.Vogliamo in questo nostro tempo carico di inutilità trovare spazi di silenzio in cui; * venire in disparte * con Gesù, per ascoltarlo e seguire.
Solo se avremo trovato il senso del nostro essere, solo se saremo veramente centrati su Gesù, saremo capaci di avere occhi che sanno vedere le necessità dei fratelli e quindi riempirci di compassione e costruire la nostra vita a servizio del bene delle folle di oggi e di tutta l'umanità.
GESU' CHIAMO' I DODICI E LI INVIO' A DUE A DUE
11.07.2015 22:57Marco 6,7-13
Gesù associa i dodici alla sua missione, inviandoli a predicare e facendoli partecipi del suo potere sul male, Dà delle indicazioni per il loro nuovo compito e chiede un atteggiamento di povertà e di fiducia in Dio.
Per il viaggio, niente altro che un bastone;
La parola di Dio ed il suo regno non si devono confondere con i mezzi umani, il mezzo può corrompere il messaggio. Quando i cristiani lungo il corso della storia si sono fidati troppo dei loro mezzi ( la capacità, parole, denaro, alleanze, organizzazioni potenti), sostituendo l'umano al divino, il loro messaggio è risultato tarpato, svigorito.
Certe alleanze anche inconsapevoli dei missionari con le potenze politiche ed economiche della madre patria si sono rivelate soltanto calcoli umani ed hanno pesato, e pesano ancora, negativamente sull'immagine della Chiesa e del cristianesimo, praticamente identificatisi con la civiltà colonialista.
Ne deriva un rifiuto totale dei * mezzi * dell'iniziativa dell'uomo, delle capacità del profeta ?? Un messaggio non si diffonde senza messaggeri ed il messaggero vive il suo tempo. Il cristiano, come la Chiesa, vive incarnato in questo mondo. Egli sa che il messaggero, per rimanere fedele a Dio, deve essere fedele anche all'uomo, del quale dovrà assumere il linguaggio e la particolrae lunghezza d'onda che lo rende ad esso intelligibile.
La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperassequesti potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionanti; servendosi di essi la Chiesa * predica sui tetti * il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudine.
Tuttavia l'uso degli strumenti di comunicazione sociale per l'evangelizzazione presenta una sfida; il messaggio evangelico dovrebbe, per il loro tramite, giungere a folle di uomini, ma con la capacità di penetrare nella coscienza di ciascuno, di depositarsi nel cuore di ciascunicome se questi fosse l'unico, con tutto ciò che egli ha di più singolare e personale, e di ottenere a proprio favore un'adesione, un impegno del tutto personale.
IL DISTACCO
La missione deve essere itinerante, non sedentaria; cioè dovrà sempre di nuovo stimolare l'andare, l'incontro nuovo, il distacco dai risultati, la liberta interiore ed esteriore.
Gesù ordinò loro ( gli apostoli ) che , oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio. Chi annuncia non deve aver nulla che lo appesantisca, deve essere leggero e sgombro, non tanto di bisacia e di mantello, quanto piuttosto libero da interessi umani, da ideologie da difendere, da compromissioni con le potenze di questo mondo. Queste cose non gli permettono di essere libero, lo condizionano, ne intralciano il lavoro, ne affievoliscono lo zelo, gli impediscono di essere credibile.
GESU' RIFIUTATO A NAZARET
04.07.2015 16:49UN PROFETA NON E' DISPREZZATO SE NON NELLA SUA PATRIA ( Marco 6,1-6 )
La pagina del Vangelo di Marco mostra Gesù che si reca come un profeta nella sua patria, a Nazaret, dove era vissuto trent'anni nel silenzio. Riceve lo stesso trattamento che tanti anni prima aveva ricevuto il profeta Ezechiele.
I suoi compaesani lo sentono parlare nella sinagoga e rimangono sorpresi della sua sapiente predicazione. Si scandalizzano perchè non riconoscono la fonte della sua autorità.
IL RIFIUTO DI IERI E QUELLO DI OGGI
Dobbiamo riflettere seriamente su queste motivazioni del rifiuto. Sono le resistenze di sempre, radicate nel cuore dell'uomo e quindi anche nel nostro cuore che non vuole incontrare Dio.
Anche questa pagina di Vangelo mette in luce chiaramente il metodo con cui Dio cerca di ricondurci a sè. Parla, sollecitando un ascolto che non sempre si esprime come la risposta più autentica del discepolo. La salvezza portata per le strade si manifesta solo a coloro che sanno accoglierla nella fede, nell'apertura del proprio cuore all'accoglienza del Signore.
La parola di Dio nel vangelo di Marco che oggi meditiamo invita a credere in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, aderendo alla verità della sua persona più che ai suoi miracoli.
Credere ai miracoli forse sarebbe più facile, perchè si scoprirebbero appagate tutte le proprie aspettative religiose di sensazionalismo e trionfalismo. In Gesù il miracoloso non è lo straordinario, ma quanto di più ordinario caratterizzò la sua vita terrena.
GESU' E LA SUA GENTE
Una gran parte della sua gente non ha riconosciuto il Cristo, ma le ragioni, che spiegano questo rifiuto toccano anche noi; anche noi siamo continuamente in pericolo di volerci salvare da soli, di riporre la nostra fiducia solo nei mezzi esterni, di portare nel nostro culto più formalismo che interiorità, di restringere, con le nostre interpretazioni troppo umane e troppo legate ad un particolare ambiente, l'universalità della nostra religione. Soprattutto, anche noi siamo nella continua tentazione di far tacere i profeti perchè ci scomodano dalle nostre posizioni acquisite e fanno saltare le nostre sicurezze.
Gesù non è venuto per confermarci nelle nostre sicurezze; la sua persona è sempre un segno di contraddizione, la sua parola provoca a fare delle scelte, a comprometterci. Eppure noi sappiamo prendere le giuste distanze, sappiamo metterci al di sopra delle parti, per non scomodare nessuno, per non provocare reazioni e rifiuti .
Il profeta ci obbliga ad uscire dalla nostra posizione di equilibrio, a scuotere la nostra tranquillità; per questo è spesso urtante. Una costante di tutti i profeti è la difficoltà d'impatto della loro persona e del loro messaggio con i loro immediati uditori. In un mondo che cerca di vivere nella tranquillità, di approfittare egoisticamente dell'oggi, il profeta diventa per forza un segno di contradizione.
IL PECCATO
Con il peccato l'uomo, pretendendo di essere simile a Dio, vuol fare e decidere da sè ciò che è bene e ciò che è male. Da questa illusoria pretesa di autosufficienza e di rifiuto di Dio, risulta distrutta l'immagine stessa dell'uomo, smarrito il senso della vita, diviso in se stesso e dagli altri. Quanto più l'uomo rifiuta la comunione con Dio, infatti, tanto più diviene incapace di comunione con gli altri.
Il peccato si trasforma sempre in esperienza di separazione, divisione, lotta, contrasto e solitudine. E' una profonda incapacità a comunicare, a vivere in una unità d'amore, a comprendere e ad accogliere l'altro nelle sue aspirazioni ed esigenze.
VINCERE IL POTERE DELLA MORTE ( Marco 5, 21-43 )
27.06.2015 16:44ALZATI !!!!
La bambina non è morta ma dorme ;
Giairo andò a gettarsi a piedi di Gesù e disse; * La mia filioleta sta morendo. Vieni a salvarla * e Gesù fa miracolo, ma miracolo è soltanto un segno, anticipo e garanzia della vittoria piena che avverà con la risurrezione di Gesù, anticipazione della nostra risurrezione. La fede di Giairo porta la vita alla figlia. Dunque chi spera in Cristo vive con lui per sempre, nella gioia di Dio.
IL PROGETTO DI DIO, IL VIVENTE
Anche nella visione della fede la morte è un fallimento della creazione, uno scacco della vita. Dio non ha creato l'uomo perchè cadesse nel nulla, Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza.
La nostra istintiva paura della morte attinge la sua origine nelle primitive intenzioni di Dio. La morte non entrava nel piano di Dio. Essa è entrata per l'invidia del maligno, per il peccato dell'uomo. Questo ci rivela un volto nuovo del peccato; esso è l'anticreazione, un tentativo di autodistruzione dell'uomo, appunto, perchè con esso l'uomo tornca i suoi legami con la fonte stessa della vita: Dio, il vivente per eccellenza.
Dio ci chiama alla vita, un dono in cui Dio fa risplendere il suo mistero. Al centro del Paradiso Dio aveva piantato * l'albero della vita * il cui frutto doveva far vivere per sempre.
Il nostro Dio, è un Dio che non si compiace della morte, si è rivelato, in Cristo, come il Dio dei vivi e non dei morti. Dio è il Padre da cui ogni vita procede.
Cristo, poi è * il Verbo di vita per cui ogni cosa esiste *, è * risurrezione e vita *, è * il pane di vita * e chiunque mangia di lui ha già in sè la vita eterna; egli è la sorgente che zampilla vita eterna.
Gesù è venuto a comunicare la vita, il segno del destino in cui l'umanità è chiamata alla vita eterna. Dopo Cristo e la sua resurrezione, chi crede, anche se sa di dover morire, vede la morte come un momento per passare ad una vita senza fine. La morte diventa cioè; un passaggio, assume così il carattere pasquale di una vittoria.
IL CRISTIANO DI FRONTE ALLA MORTE
Per il cristiano è possibile una doppia considerazione nei confronti della morte. La morte è tremenda e terribile, perchè è il prezzo del peccato, e tutto il nostro essere * mortale * vi si ribella. Ma la morte è anche la * porta aperta * sui cieli nuovi e sui mondi nuovi che abbatte la fragile parete e ci permette di gettarci nelle braccia del Padre.
Ecco perchè accanto ad espressioni di angoscia e di paura, troviamo, nella agiografia cristiana, esempi non solo di calma e di pace di fronte alla morte, ma addirittura di desiderio che le distanze siano accorciate. S.Paolo dice; * Desiderio che questo mio corpo sia disciolto e possa incontrarmi con Cristo*.
GESU' DORME NELLA NOSTRA BARCA
19.06.2015 23:26GESU' CALMA LA TEMPESTA (Marco 4, 35-41 )
Ci sono giorni in cui la vita assomiglia a una piccola barca persa tra le onde del mare agitato. Tutto è scuro attorno, c'è tempesta. Dio non appare, Gesù è assente, nessuno è vicino per aiutare, incoraggiare. Si ha voglia di lasciar perdere tutto.
PERCHE' AVETE PAURA ????
Il mare di Galilea è incassato nella valle del fiume Giordano, e chiuso su tre lati dalle montagne. E' quindi esposto a rapide e improvvise tempeste di vento. Proprio in quell'avvicinarsi della notte una tempesta si scatena furiosa. L'evangelista ci racconta un fatto reale, è sera inoltrata, le onde sono alte e la barca è ormai piena d'acqua, e rischia di essere sommersa. Sulla barca Gesù, stanchissimo, dorme a poppa, ma i suoi hanno paura e diventano frenetici. La serenità di poco prima, la fiducia, è dimenticata. Subentra la rabbia, la disperazione, la maledizione per quell'acqua che sta per sommergerli. Allora svegliano Gesù; * E tu non ci dai una mano ?. Ci lasci morire ?* Egli non risponde subito ai suoi. Rivolge due semplici parole di comando al vento e al mare; * Taci, calmati ! * Torna la calma
NON AVETE ANCORA FEDE ?
Con queste parole Gesù non rimprovera ai suoi di essersi dati da fare per liberare la barca dall'acqua, per remare con decisione verso la terra in cerca di salvezza. Li rimprovera della disperazione e della rabbia con cui hanno fatto tutto questo. Chi ha fede sa di essere nelle mani di Dio.
Aver fede significa abbandonarsi a Dio anche quando lui * dorme *, perchè sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci; Dio le ha già vinte. Questo, però, non ci isolerà dal mondo fino a saltare i problemi del mondo, perchè sappiamo che il piano di Dio è quello di liberare il mondo dal male, e che in questo processo di liberazione il cristiano è chiamato a collaborare, lottando al suo fianco, prendendo sul serio i problemi del mondo, senza perdersi di coraggio.
LA TEMPESTA DELLA NOSTRA VITA
L'evangelista Marco, vuole presentare ai cristiani il senso della missione di Gesù. Egli è il Figlio di Dio. Egli ha la potenza di Dio che domina anche le forze oscure del mare, considerato dagli ebrei come il luogo dove regna la potenza del demonio. Gesù è venuto a portare la pace nelle tempeste della nostra vita. Marco riferisce le parole di Gesù come rivolte non solo agli apostoli, ma anche ai cristiani di tutti i tempi; Perchè avete paura ?? Non avete ancora fede ??
Anche molti cristiani dopo aver ascoltato Gesù, sono sereni e contenti come gli apostoli che preparano la barca per la traversata. Ma appena la vita diventa difficile, come per gli apostoli sul lago, dimenticano tutto e si lasciano prendere dalla frenesia, dalla rabbia, dalla disperazione. Gesù ci rimprovera; * Perchè non avete fede ? *
Molti cristiani, nei momenti di tempesta, dimenticano di avere accanto Gesù, si dimenticano di * destarlo * pregando. Nella malattia, nella miseria, nella sciagura, occorre pregare. Pregare e parlare con Dio, è mettersi con fiducia nelle sue mani, mentre ci diamo da fare e lavoriamo con le nostre mani.Egli non ci garantisce di calmare ogni tempesta; ci garantisce la vita oltre la tempesta. Ci garantisce che toccheremo la riva, perchè è lui il Signore del mare e delle tempeste.
Riconoscere l'amore paterno di Dio per noi, qualunque cosa ci capiti, è la vetta della nostra fede, è un dono inestimabile, capace di trasformare tutta la nostra vita, di darle un senso nuovo di gioia.
La fede dunque è un veleggiare nel mare aperto, più che sostare tranquilli nel porto sicuro.
PREGARE CON UMILTA'
17.06.2015 15:48QUANTO L'UMILTA' SIA NECESSARIA ALLA PREGHIERA
Il Signore ben guarda le preghiere dei suoi servi, ma dei suoi servi umili. Altrimenti non le guarda, Dio guarda i superbi da lontano, Dio resiste ai superbi, e agli umili dà la grazia. Dio non ascolta le orazioni dei superbi che confidano nelle loro ferze, e perciò li lascia nella loro propeia miseria; ed in tale stato essi, privi del divino soccorso, senza dubbio si perderanno. Ciò piangeva Davide; diceva; ho peccato, perchè non sono stato umile. E lo stesso avvenne a S.Pietro, il quale quantunque fosse stato avvisato da Gesù Cristo, che in quella notte tutti i discepoli dovevano abbandonarLo; Tutti voi patirete scandalo per me in questa notte, egli nondimeno invece di conoscere la sua debolezza, e di domandare aiuto al Signore per non essergli infedele, troppo fidando nelle sue forze; disse; che se tutti l'avessero abbandonato, egli non l'avrebbe mai lasciato;