LUNGI DA ME SATANA..!!

La concezione del Messia come servo sofferente è scandaloso. La reazione di Pietro è estremamente indicatica. Se per confessare la messianicità di Gesù è necessario l'ispirazione e la rivelazione del Padre, più difficile e faticoso è il cammino della fede che accetta lo * scandalo * della croce. 

I discepoli, pur distaccandosi dagli altri ascoltatori di Gesù, non hanno accettato la * necessità * della croce. A questo compito di educazione e di purificazione della fede dei suoi discepoli, Gesù si dedicherà quasi esclusivamente nel seguito del Vangelo. Vi è un modo di ragionare secondo Dio, e ve ne è uno secondo gli uomini. Il criterio per distinguirli è uno solo: La croce, sulla quale ogni giorno si deve morire un poco a se stessi. Per questo il rimprovero a Pietro è seguito da un invito ad andare dietro a Gesù, come * veri * discepoli. 

Il vero discepolo deve, anche lui, prendere la sua croce; bisogna infatti perdere la propria vita per ritrovarla. Affiora in questo punto una delle caratteristiche predominanti del Nuovo Testamento; il nesso tra l'indicativo ( Cristo è Messia sofferente ) e l'imperativo ( devi seguirlo sulla via della croce. 

MESSAGGIO DI  SPERANZA

La croce di Cristo continua ancor oggi ad essere per molti * follìa * e * scandalo *. Siamo disposti ad accettare Gesù, come il Cristo, come il Figlio di Dio, come l'inviato del Padre, ma il Cristo del Calvario ci rimane un mistero. Eppure in tutto questo c'è una logica, anche se una logica dello Spirito e non della carne. 

Il Padre non ha avuto bisogno delle sofferenze di Gesù come punizione sostitutiva al nostro posto. Dio aveva bisogno della sua vita come amore sostitutivo in notsro nome. Ma chi vuole amare in questo mondo urta in una impossibilità di fatto. Il grande mistero è che il regno di Dio ha proseguito il suo cammino anche quando gli uomini, compresi tutti noi, hanno ucciso il Figlio di Dio. Nè Gesù, nè il Padre ci hanno voltato le spalle. Dal peccato più grande è scaturito il più grande amore. Cosi siamo stati liberati con la morte di Gesù, sicchè la morte e il fallimento non sono l'ultima parola, non sono un oscuro, fatale destino. Dio ha dimostrato di poter fare scaturire di lì la vita.

Ma tutto questo reca in sè anche un altro messaggio di speranza. Dio che soffre con noi in un atto supremo di amore, ama il mondo. Egli non permette il male tranquillamente, quasi crudelmente. Il male non viene da lui, anzi, lui lo combatte. Dio si presenta a noi come salvatore in una delle pene di morte più crudeli che l'umanità conosca; un palo verticale, una trave orizzontale; lì sopra, appeso, c'è un uomo che è Dio. Quella croce si protende in ogni direzione come un uomo dalle braccia tese, indica l'insondabile mistero di Di, il centro del mistero. Sulla croce Dio ha aperto il suo cuore, ha rivelato il suo più profondo segreto; un Dio solidale con tutti gli uomini. 

GESU' SOLIDALE CON LA SOFFERENZA UMANA

Il Cristo non è venuto a soffrire e a morire per dispensare gli uomini dal loro soffrire e dal loro morire, dalla fatica di crescere e di maturare. Egli stesso vi si è sottoposto nella sua umanità. E' vissuto ed è morto solidale con loro, tutto accettando perchè essi possano vivere, faticare e morire a imitazione di lui, in comunione con lui, fare della propria vita e della propria morte un dono ininterrotto di amore al Padre e ai fratelli.

Perchè diventi nostra la sua ricchezza. Dio fa la sua, la nostra povertà; perchè diventi nostra la sua forza, fa la sua la nostra debolezza; perchè diventi nostra la sua vita, fa sua la nostra morte.