IN DIO SIAMO TUTTI NELLA COMUNIONE DEI SANTI

IN  PREGHIERA  E  IN  COMUNIONE  CON  I  FRATELLI  VIVI E  DEFUNTI 

Un pezzo della nostra vita se ne va ogni volta che un amico caro, un parente, un genitore muore; al di là della sofferenza momentanea della loro perdita, con il passare del tempo sappiamo che nulla cambia. Il vuoto da loro lasciato rimane, niente può restituiirci la loro presenza fisica, il loro sguardo d'amore, la loro tenerezza. Così i nostri interrogativi sulla morte rimangono dramatici; soprattutto nel caso di morti prematuri, ingiusti, sofferenti. La vita e la morte si incontrano con l'inevitabile passare dei giorni.

UN  MISTERO  ILLUMINATO  DALLA  PAROLA  DI  DIO

Tuttavia di fronte a queste drammatiche osservazioni noi sappiamo che nè consolazione umana nè parole di circostanza sono sufficienti; unicamente la Parola di Dio può aprirci uno spiraglio, pur senza risolvere emotivamente il problema. 

Noi cristiani sappiamo che Cristo è risuscitato dai morti e non muore piò, quindi la morte non è l'esito finale della nostra esistenza, bensì soltanto un passaggio, tanto che Paolo esclama; Dov'è o morte la tua vittoria ?. Gesù è passato da questo mondo al Padre e ha aperto lo stesso passaggio a tutti noi dando accesso alla vita divina * vita eterna *.

Certo non sono cancellati gli aspetti misteriosi della morte nè la sofferenza e il distacco che essa comporta, ma almeno siamo certi che esiste una vita, un incontro, una speranza per noi e per i nostri cari. 

LA  VERA NASCITA  DELL'UOMO

Secondo la parola della Scrittura, per il cristiano la morte è una nuova nascita; come il feto, attraverso una crisi terribile, viene espulso dal grembo materno nel mondo, così l'uomo attraverso il dramma della morte viene espulso dal grembo terrestre per un mondo nuovo più vasto e misterioso che è il mondo di Dio. Esso non ha luogo nè dimensione ; per questo spaventa, incute timore. Ma è il mondo di Dio è dunque della pienezza di vita, dove anche il nostro corpo troverà rifugio e non sarà più sentito nella sua dimensione corrutibile, come limite ai rapporti con gli altri e con Dio. Come diciamo nel prefazio * la vita non è tolta, ma trasformata *. Non morire per l'uomo sarebbe come per la spiga non giungere mai alla maturazione, non poter essere falciata per essere frumento di Dio.

Nella morte cadono tutti i limiti della nostra condizione terrena per essere liberi definitivamente nella totalità della nostra esperienza , portando con noi la nostra storia che ritroveremo in Dio.

La morte dunque non è per noi * la fine * , ma * il fine * con cui raggiungiamo la nostra meta; la vita nella sua pienezza. Per questo dobbiamo distaccarci dal mondo creato. Esiste in noi una vita non solo biologico, ma personale che va oltre i limiti di questa esistenza e deve giungere alla sua pienezza. 

CELEBRIAMO  LA  VITA  IN  DIO

E' in tal modo che Dio porta a compimento il progetto di vita e di beatitudine che ha su di noi, facendoci partecipare alla pienezza della sua divinità per partecipare alla dimensione incantevole del suo amore; essa è dono di Dio, di cui non siamo noi a disporre nè al momento nè il modo. 

Dio porta compimento ciò che nella nostra storia noi stessi siamo riusciti a realizzare solo parzialmente aprendoci all'amore verso gli altri; nulla è stato costruito inavno, nessun gesto d'amore è andato perduto. Era provvisorio, diventa definitivo ( cfr il vangelo della parabola del re che chiama in giudizio e divide le vite riuscite da quelle fallite in base un criterio d'amore ). Ma Dio non ha scarti nè pattumiere nel suo progetto. Egli recupera tutti nel suo amore. 

Così la morte ci svela il senso della vita in cui tutto è provvisorio e nulla vissuto pienamente , mentre nello stesso tempo ci apre al ricupero di tutto ciò che era nella nostra vita per integrarlo nella dimensione infinita di Dio.