Il tarlo dell'invidia

L'invidia, al contrario della carità, procura dolore per la prosperità degli altri.  L'invidioso si duole della gioia del fratello; la felicità del fratello è una disgrazia per lui. Come la ruggine consuma il ferro, così l'invidia consuma l'animo di chi l'accoglie.

L'invidioso diventa nemico di chi non gli ha fatto alcun male. Tiene chiuso nel proprio cuore il male che lo rode e che non può manifestare agli altri. E' nemico del bene presente e amico di quello perduto.

L'invidia uccide il fratello nel proprio cuore. Quanti delitti ha causato l'invidia !!! Per invidia la morte è entrata nel mondo; Abele fu ucciso dal fratello ; Giuseppe fu venduto agli egiziani; Davide fu perseguitato da Saul; Gesù fu consegnato a Pilato . 

Nessun vincolo di affetto e di natura è tanto saldo da resistere fino in fondo all'invidia. 

L'invidia è segno di animo gretto e meschino; si insinua sottilmente nel cuore dell'uomo come l'aria che respira; è un'erba che si radica ovunque, anche negli ambienti più santi, è un tarlo che lavora soprattutto tra persone impiegate nelle stesse occupazioni. L'invidia, la rivalità e la gelosia di mestiere sorgono tra uguali. 

Ricordati che quanto più sarai oggetto di ammirazione e di stima da parte degli altri, tanto più potrai divenire oggetto di invidia da parte dei tuoi.  Se si invidierà il tuo operato, anche i tuoi miracoli saranno giudicati delitti. Per l'invidioso non c'è alcun genere di virtù che non abbia il nome del vizio contrario. 

Non avere comunanza con l'invidioso; l'invidia è la peste dell'amicizia, è la madre della calunnia e della cattiveria. Da parte tua bandisci dal tuo cuore l'invidia. Godi invece del bene degli altri come fosse il tuo stesso bene. Abbi una grandi stima dei beni eterni e non giudicherai degno di invidia chi è fornito di beni corruttibili. 

Se una cosa vuoi invidiare, sia un cuore aperto, ricco e generoso.