IL MISTERO DELLA NOSTRA SALVEZZA ETERNA
LA CROCE;
Cristo non è venuto ad eliminare la morte, ma piuttosto ad indicare una via per attraversare anche questa esperienza ultima dell'uomo. Il segreto della croce sta forse nell'obbedienza di Cristo al Padre. Comprendere questo significa per noi accettare la morte come distruzione " naturale " del corpo, sottomissione alle cause inerenti all'universo, riconoscimento che la vita deve avere anche la sua fine.
In un certo senso la via crucis è anche la via della fede; il credente che si fa solidale con Cristo di questo pezzo di strada verso il Golgota, portando simbolicamente la croce, è il pellegrino che cammina verso la pienezza della fede. L'atteggiamento del credente è oggi quello del centurione. Il centurione guarda in alto; riconosce nel grido di Gesù qualcosa di divino, sa svelare a se stesso la sua identità e dice ; < E' Figlio di Dio>. Dalla croce è discesa la fede. Stando ai piedi della croce e guardando in alto a colui che muore si conosce chi è Dio.
La dimenzione spirituale è sempre su di un piano verticale; la fede è dono perchè discende dall'alto nel nostro cuore, ma è anche l'atteggiamento di chi ricerca in alto la Verità. Il cammino della via crucis ci porta a levare in alto lo sguardo, portandoci alla verità della fede e alla maturità spirituale. Il Venerdì santo è giorno da vivere nella fede, giorno di prova per il cristiano. Allora nella fede, la croce apre l'orizzonte nuovo della vita eterna.
La morte non è in contrasto con la vita; resterà come pena, ma non come condanna. Tutto il nostro essere dipende da Dio. è questa la rivelazione ultima di Gesù morente sulla croce. Il Venerdì santo la morte viene santificata; si fa sacramento, segno visibile dell'amore di Dio, incontro con il Signore.
Il digiuno di questo giorno, nella tristezza buia della Chiesa, nel silenzio delle campane si può intravedere però la novità di un'esistenza nuova offerta in dono. E' giorno di redenzione. La morte, per l'obbedienza che ci impone, ripara la prima e continuata disobbedienza, con la distruzione che ci sfascia, ripara l'orgoglio di voler essere come Dio; con l'abbandono del nostro futuro nelle mani di Dio a cui la morte ci obbliga, ripara la sfiducia dell'uomo nel pensare che Dionon gli voleva bene, ma aveva invidia di lui. Cristo continua la sua redenzione per sempre.
Il sacrificio di Gesù oggi è promessa che l'attesa troverà appagamento pieno nella luce del Risorto. Oggi non è dato di contemplare lo splendore di quella luce; non è ancora il momento. Soltanto c'è la prommesa, già, qui , ora. La croce svela già l'annnuncio di uan vita nuova, trasfigurata, piena.