FINGONO DI AMARE DIO

QUESTA VEDOVA HA MESSO TUTTO QUELLO CHE AVEVA (Mc 12, 41-44 )

Oggi Gesù ci invita a realizzare concretamente il grande comandamento dell'amore portandoci due esempi; uno negativo e uno positivo.

L'APPARENZA;

L'esempio negativo è quello degli scribi, cioè di quelli che, ai tempi di Gesù, di professione insegnano e spiegano la legge di Dio. Dovrebbero essere maestri di amore verso Dio e verso il prossimo; l'amore è infatti il nucleo, il nocciolo della legge divina. Invece a parole sono maestri della legge, ma nella realtà sono campioni di vanità e di ipocrisia. Essi fingono di amare Dio, facendo lunghe preghiere e ostentando grande devozione. In realtà - afferma Gesù - essi non pregano, non parlano con Dio, ma vogliono solo che tutti li guardino e li ammirino. La prova che non amano Dio è il loro comportamento verso i deboli, verso che non può difendersi, come le vedove. Esse devono, in quel tempo, avere un tutore legale, un amministratore dei loro beni, e finiscono per mettersi nelle mani di quei * pii maestri della legge *. Essi dovrebbero dimostrare il loro amore verso il prossimo tutelando i loro diritti. Invece le sfruttano, si fanno ospitare e mantenere da loro, si fanno pagare profumatamente ogni consulenza legale, finendo per impadronirsi delle loro povere case. Con un'espressione quasi brutale Gesù dice; Divorano le case delle vedove. 

Egli bolla senza pietà questo gruppo di persone che si servono della religione per opprimere e sfruttare i deboli, gli indifesi, e annuncia che Dio sarà terribilmente severo con loro; Riceveranno una condanna più severa. 

Additandoci questo esempio negativo, Gesù ci invita a valutare la nostra preghiera, a vedere se per caso non sia falsa, come quella dei maestri della legge. Per Gesù, l'unico criterio che abbiamo per capire se amiamo Dio, è l'amore verso il prossimo. Se insieme alla preghiera non c'è amore per il prossimo, la preghiera è moneta falsa, senza nessun valore.

                                IL  DONO  DELLA  VEDOVA;

L'esempio positivo che Gesù porta per invitarci a realizzare il grande comandamento dell'amore è quello di una povera vedova. Gesù si trova nell'ampio cortile del tempio di Gerusalemme, dove sono collocate le casse a forma di imbuto per ricevere le offerte dei pellegrini per il culto. Una società intera sfila davanti a lui; ricchi e poveri, famiglie con bambini e persone anziane. I ricchi gettano rumorosamente nelle case manciate di denaro di cui non hanno bisogno. Continuando ad osservare, Gesù vede che ad una cassa si avvicina una donna modesta, che mette due monetine. Evidentemente le ha prese dai suoi pochissimi risparmi; il suo è un salto nel buio, è togliersi di bocca il pane di domani. Lo fa perchè confida in Dio e perchè vuol dare il suo contributo alla gente che vive servendo il tempio. E' insieme un atto di fede, di preghiera e di amore.

Gesù, che ha cacciato dal tempio i mercanti che hanno trasformato la casa di Dio in bottega di ladri, ora chiama i suoi discepoli, e indica ammirato quella povera donna. Dice loro che il gesto di quella donna è un prezioso atto di religione; essa si è veramente incontrata con Dio, non nel tempio, ma nel suo cuore puro e povero, cioè totalmente aperto e disponibile a Dio e agli altri. Richiamando la nostra attenzione su di lei, Gesù invita ad essere così. Questo è vero amore; dare qualcosa di nostro, di essenziale, che nessuno potrà restituirci se non Dio. 

Questa vedova, di cui non conosciamo neppure il nome, è una delle grandi donne della Bibbia, modelli di vera fede e di vero amore. Ci porta a considerare l'autenticità dei nostri gesti genrosi e della nostra ospitalità. 

Davanti agli occhi di Gesù non conta la quantità dell'offerta e il suo valore sostanziale, ma il cuore da cui è sgorgato il dono. Non è l'appartenenza a questo o a quel eto sociale a dividere le persone fra benefattori e poveri. La logica che emerge dalla parola di Dio è che ciascuno ha qualcosa da offrire e i beati sono i poveri in spirito, coloro che riconoscono che nulla possono dal Signore.